Alla Regione Sicilia, i deputati si aumentano la pensione…In piena pandemia.

(AGI) –  Aziende in crisi, lavoratori in cassa integrazione, e una prospettiva sempre piu’ buia, in vista del prossimo lockdown. A Palazzo dei Normanni, pero’, molti avevano anche un’altra preoccupazione: affrettarsi per dire sì o no al sistema di ricalcolo della propria pensione. Tutto andava fatto entro il 31 ottobre. Così i deputati dell’Assemblea regionale siciliana non hanno mancato di dare agli uffici il via libera al calcolo dei contributi da versare considerando sia diaria che indennita’ e, dunque, non solo sulla base dell’indennita’. La mossa, spiega il capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Giorgio Pasqua, fara’  “lievitare sia la pensione che il trattamento di fine mandato dei parlamentari di sala d’Ercole, traducendosi in pratica in un auto aumento degli assegni”. “E’ l’ultima vergogna targata Ars a cui il M5S, – aggiunge Pasqua – ovviamente si e’ sottratto. Non solo, faremo di tutto perche’ si possa tornare indietro. Per questo abbiamo presentato due disegni di legge”.La legge che spiana la strada ai deputati era stata votata a novembre del 2019. “Ora, in piena emergenza Covid – sottolinea Pasqua – si poteva anche dire di no al calcolo dei contributi sull’intera busta paga e di conseguenza all’aumento. Sappiamo che la stragrande maggioranza dei deputati ha firmato per il ricalcolo dei contributi, sarebbe bene capire se anche Musumeci, che a parole si straccia le vesti per le categorie commerciali in sofferenza per il Covid, lo ha fatto. Sarebbe un fatto inaccettabile. Sulla vicenda, il M5S e’ pronto a dare battaglia”.

“Non ci arrendiamo – dice Pasqua – ci sono i margini perche’ si possa tornare indietro. E’ per questo che abbiamo presentato due disegni di legge, primo firmatario Stefano Zito: uno per mettere ordine alla normativa delle pensioni, facendo confluire i contributi all’Inps o alle altre casse pensionistiche, alle quali versavano in precedenza i deputati, il secondo per abrogare la norma che consente il calcolo dei contributi su indennita’ e diaria. Questo secondo ddl prevede pure il taglio dello stipendio dei deputati, portandolo dagli attuali 11.100 euro lordi a 8.000 euro”.

La  ​denuncia ha scatenato la furia di Gianfranco Miccichè, che prima stila una nota in cui definisce “indegne” le iniziative dei Cinque Stelle. “Non e’ vero – prosegue – che ci siamo aumentati lo stipendio ne’ la pensione. Con queste cose non si scherza specialmente in un momento cosi’ difficile per tutti. Non consento a nessuno questo gioco sporco. Questo e’ terrorismo. Dichiarazioni di questo tipo sono delinquenziali. Non c’e’ dubbio che tutto cio’ viene fatto nel vano tentativo di riconquistare il consenso che i 5 stelle hanno irrimediabilmente perso. Una simile vergogna non l’avevo mai vista. Ho conosciuto tanti politici ma mai di un livello cosi’ basso”.

Poi, lo stesso presidente dell’Ars chiede un parere al Segretario generale dell’Assemblea regionale siciliana, Fabrizio Scimè. Questi,  però, conferma sostanzialmente quanto accaduto. “L’Assemblea regionale con la legge di riduzione dei vitalizi (legge regionale n. 19/2019) – afferma Scime’ – ha previsto che il deputato regionale possa costituire la base di riferimento della propria pensione contributiva versando i relativi contributi sulla intera retribuzione mensile. Tale facolta’ concessa dalla legge presuppone, dunque, una domanda da parte del deputato e il versamento a suo carico dei relativi contributi”. “Si tratta, dunque – prosegue la nota, diramata dalla presidenza dell’Ars – di una applicazione anche ai deputati regionali dei principi generali del sistema pensionistico contributivo, come qualunque lavoratore che gode di una pensione contributiva”. I pentastellati, in realtà, non avevano parlato di “abuso” ma avevano segnalato l’inopportunita’ di una simile mossa, fatta dai parlamentari “in piena pandemia, mentre ai siciliani si chiedono sacrifici”.

Lascia un commento