SE QUESTA E’ UNA DEMOCRAZIA!

A DISTANZA DI CINQUE ANNI NON E’ ANCORA POSSIBILE CONOSCERE COSA I, TRE COMMISSARI INCARICATI DELL’ACCESSO AGLI ATTI, ABBIANO SCRITTO NELLA RELAZIONE CHE INOLTRARONO AL PREFETTO PER AVVIARE LO SCIOGLIMENTO DEL COMUNE

Leggere le oltre 100 pagine della Relazione finale della Commissione Regionale Antimafia sul caso Scicli non è cosa semplice, ma riteniamo sia nostro compito dare conto degli stralci più significativi della relazione.
Cominciamo con questo articolo.

Dalle risultanze acquisite dalla Commissione d’indagine sembrerebbe che l’attività della stessa commissione “abbia riguardato “l’intero andamento gestionale dell’amministrazione”. Eppure (incredibilmente) – rileva la Commissione parlamentare regionale – nella proposta di scioglimento del Ministro non vi è alcun accenno al contenzioso– ancora aperto – che aveva contrapposto sindaco, giunta e consiglio alle proposte per il significativo ampliamento di impianti di trattamenti dei rifiuti e di estrazione di petrolifere a mare”.
Si chiede la Commissione Antimafia: “Possibile che il Ministro dell’Interno non ne fosse a conoscenza? Possibile che nel corso di un accesso durato ben sei mesi (luglio 2014 – gennaio 2015) la triade ispettiva non abbia visionato, fra le altre, anche queste documentazioni e l’insieme delle questioni pendenti? O, forse, si è preferito dare risalto nella proposta di scioglimento solo ad alcune situazioni (ai fini della richiesta di scioglimento del comune) piuttosto che ad altre?

Dinanzi a queste domande, l’unica soluzione possibile era quella di procedere alla lettura del “documento conclusivo” redatto dal viceprefetto Caterina Minutoli, dal capitano Salvatore Cannizzo (Guardia di Finanza) e dal capitano Edoardo Cetola (Arma dei Carabinieri), ovverosia i commissari incaricati dal prefetto dell’epoca, il dottor Annunziato Vardè, di svolgere l’attività di accesso”.

Pertanto, la Commissione richiedeva alla competente Prefettura la trasmissione di tale relazione. L’attuale Prefetto di Ragusa, dottoressa Filippina Cocuzza, riscontrava così la nostra istanza:

“Si fa riferimento alla nota prot. n. 1321/CPLM del 6 maggio 2020, con la quale la S.V. ha richiesto copia della relazione redatta dalla commissione di indagine (…). Al riguardo, su conforme avviso espresso con nota in data odierna dal Ministero dell’Interno – Gabinetto del Ministro – espressamente interessato da questo Ufficio, si osserva, in via generale, che la documentazione richiesta, classificata “Riservato”, è tuttora sottratta all’accesso. Ne consegue che, ai fini della disponibilità del citato carteggio sottoposto ai vincoli della classifica di segretezza, la richiesta di codesta Commissione regionale non può essere accolta”

Analoga richiesta, per altro, è stata rivolta direttamente al Ministero degli Interni. Identica la risposta:

“Si fa riferimento alla missiva prot. n. 1422/CPLM in data 17 giugno corrente, indirizzata al Signor Ministro, concernente l’esigenza istruttoria di acquisire copia integrale della relazione conclusiva dell’accesso, sulla base della quale, nel 2015, è stato deliberato lo scioglimento del Comune di Scicli. Al riguardo, spiace non poter aderire alla cennata richiesta in ragione della perdurante condizione di non ostensibilità della documentazione in parola, essendo quest’ultima, come già rappresentato a codesta Commissione dal Prefetto di Ragusa nel maggio scorso, ancora assistita da una classifica di riservatezza, ai sensi della legge 3 agosto 2007, n. 124[.”

Insomma, rilevano i parlamentari regionali, a distanza di cinque anni dall’avvenuto scioglimento (e con le inchieste penali ad esso collegate ormai definitivamente concluse con sentenze definitive) non è possibile accedere a quella che – a tutti gli effetti – dovrebbe essere la ricostruzione dei fatti posti a fondamento del provvedimento: quello di Scicli resta ancora un affaire riservato. Perché?

A quel punto i Commissari lo chiedono direttamente al dottor Vardè, oggi prefetto di Potenza, già Prefetto di Ragusa in occasione dello scioglimento .

Vardè rispende così Non c’è una consuetudine secondo la quale dopo un certo periodo di tempo si procede alla declassifica di queste relazioni. Probabilmente nessuno lo ha chiesto…”

“A tale deficit documentale – che certamente rappresenta un debito di democrazia – la Commissione ha cercato di sopperire attraverso un capillare lavoro di ricerca e ricostruzione, attingendo da tutte le fonti a propria disposizione.

Significativo è stato apprendere che tale relazione era stata negata anche alla difesa di quei consiglieri comunali che avevano impugnato il provvedimento di scioglimento davanti al TAR.
Questo il ricordo di uno dei loro legali, il professore Armao, attuale assessore regionale all’Economia: ” neanche a noi avvocati fu consentito di acquisirlo, addirittura fu secretato, messo dentro una busta chiusa, io lo potei consultare alla presenza di due funzionari del Tribunale amministrativo di Roma, quindi, potei prendere degli appunti…

FAVA, presidente della Commissione Ma è una prassi normale?

ARMAO, A me è accaduto altre volte… però con secretazione parziali, questa era una secretazione totale!”

Ma non è questo l’unico aspetto destinato a destare allarme in questa vicenda. Come vedremo nei successivi capitoli, c’è un’aura di incertezza e di reticenze che scandisce, settimana dopo settimana, i fatti e gli atti posti a fondamento dello scioglimento del comune di Scicli. Cominciando – come vedremo nel prossimo capitolo – dall’interessamento, assai inusuale, del servizio di sicurezza nazionale”.

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