Quando sciolsero il Consiglio comunale: la Commissione antimafia indaga sui fatti. L’Affare Truncafila nel “Sistema Montante”?

Nelle scorse settimane è stata resa pubblica la notizia che la Commissione regionale antimafia, nell’ambito della indagine sul “ciclo dei rifiuti” si sarebbe occupata del caso di alcuni scioglimenti di consigli comunali (Siculiana e Scicli in particolare) che parrebbero non estranei agli interessi del sistema che governava “il ciclo dei rifiuti”, evocando uno scenario – a mio avviso inquietante – per il quale i provvedimenti di scioglimento per mafia sarebbero intervenuti in realtà amministrative e locali che avevano creato “problemi” per la allocazione di discariche nei loro territori.
Nell’ambito di tale attività venivano preannunciate le audizioni “come parte lesa” dei Sindaci, in carica all’atto del provvedimento di scioglimento, dei due comuni sopra citati.
Dal sito della Commissione si apprende che il 13 novembre scorso è stato sentito il dott. Francesco Susino, ex Sindaco del Comune di Scicli ,ed il successivo 14 novembre il dott. Sinaguglia, ex Sindaco del Comune di Siculiana.
Mi sono venute in mente tutta una serie di considerazioni svolte da me – ed anche pubblicate sul Giornale di Scicli – negli anni scorsi (in particolare tra il 2015 ed il 2018) che pervenivano a conclusioni non dissimili rispetto allo scenario ipotizzato sopra descritto: con particolare riguardo alla relazione esistente tra lo scioglimento del Comune di Scicli ed il “sistema dei rifiuti e delle discariche in Sicilia”.
Cerco di ricostruire brevemente le tappe essenziali di tutta questa vicenda.
Verso la metà del mese di settembre 2013 al Comune di Scicli viene eseguito un decreto di perquisizione e sequestro della DDA di Catania, relativo in particolare agli atti relativi alla gestione dei rifiuti (ma il provvedimento riguardava anche altri settori amministrativi: vigili urbani e sviluppo economico). Le motivazioni del provvedimento misero il sottoscritto in allarme circa futuri scenari pregiudizievoli per il Comune. In sostanza veniva giustificato il provvedimento di sequestro di atti amministrativi in luogo della ordinaria richiesta di acquisizione degli stessi dal fatto che la struttura comunale era in qualche modo coinvolta e veniva a mancare ogni forma di fiducia sulla lealtà.
Esternai le mie preoccupazioni alle persone a me più vicine senza tuttavia esprimere giudizi in mancanza di elementi di conoscenza anche di eventuali risultati di indagini che giustificassero un tale “approccio” da parte degli organi inquirenti.
Si arriva alla primavera del 2014 con la esecuzione delle misure cautelari personali nei confronti di Mormina Franco e degli altri presunti sodali, ed al successivo giugno
2014, quando, cioè, il dott. Susino, sindaco in carica, viene direttamente coinvolto nell’indagine con l’accusa di concorso esterno nell’associazione mafiosa pretesamente promosso e diretta dal Mormina Franco. Come si ricorderà, tra l’altro, l’accusa di associazione di tio mafioso venne derubricata ad associazione semplice dal Tribunale di Ragusa, con la sentenza che ha anche mandato assolto Franco Susino, e poi addirittura cancellata dalla Corte d’Appello di Catania che ha escluso la sussistenza del reato associativo. Ma su questo ultimo aspetto si attende la parola fine da parte della Corte di Cassazione.
Il periodo intercorso tra l’aprile 2014 ed il giugno (o forse luglio) 2014 venne caratterizzato dalla pubblicazione di alcune indiscrezioni da parte di un organo di stampa locale on line “La Spia” del noto giornalista Paolo Borrometi, che chiamavano pesantemente in causa il dott. Susino. Faceva da controvoce la testata on line di Scicli Ragusanews, che aggiungeva elementi di odio personale nei confronti del dott. Susino e di quanti lo sostenevano sul piano politico, compresi i consiglieri comunali. La campagna di stampa contro il dott. Susino, condotta con violenza e insistenza, continuò dopo che fu noto che lo stesso risultò indagato.
Ad un primo esame degli atti dell’accusa emerse subito l’infondatezza dello stesso. Il dott.Susino si recò a rendere l’interrogatorio dal PM della DDA di Catania producendo tutta la documentazione utile a dimostrare, già in quella fase, che nessuna delle accuse mosse lo poteva riguardare (la circostanza è stata poi ripresa dai Giudici iblei che assolsero il dott. Susino dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa che si sono chiesti come sia stato possibile che dopo la produzione di tale documentazione, ribadita in dibattimento, il PM avesse promosso l’azione penale invece di richiedere doverosamente l’archiviazione).
Malgrado la documentata difesa, che avrebbe dovuto togliere ogni dubbio sul coinvolgimento del sott. Susino, la DDA preferì andare avanti fino alla richiesta di rinvio a giudizio (e aggiungerei fino alla proposizione dell’appello avverso la sentenza di assoluzione, poi successivamente rinunciato dal PG in sede di dibattimento in appello).
Il problema è stato, però, che sul coinvolgimento del dott. Susino, Sindaco in carica, e sul successivo rinvio a giudizio si costruirono tutte le dinamiche che portarono allo scioglimento del Comune.
Immediatamente dopo che il dott. Susino venne interrogato come indagato si insediò a Scicli la Commissione Ispettiva nominata dalla Prefettura di Ragusa per valutare l’ipotesi dello scioglimento, sull’operato della quale ci sarebbe molto da dire e da ridire.
In quei mesi Scicli fu messa sotto assedio non solo dalla stampa locale (si distinsero, come detto, La Spia di Paolo Borrometi e la testata on line Ragusa News, al tempo riconducibile all’addetto stampa del Comune di Scicli, quello che accolse la notizia dello scioglimento con il grido “cameriere champagne” , in particolare) ma anche da politici interessati a liquidare la giunta di Susino al tempo sostenuta da una maggioranza trasversale, fuori dagli schemi, i c.d. “responsabili” dopo l’uscita dalla maggioranza del gruppo che faceva riferimento all’On.le Ragusa.
In questo clima si arrivò allo scioglimento del consiglio comunale e degli organi amministrativi.
Il provvedimento di scioglimento era stato preceduto in data 2 aprile 2015 da un intervento parlamentare davvero inquietante.
Il senatore Lumia (eletto nel collegio di Bagheria) interpella il ministro degli Interno (all’epoca Angelino Alfano) con atto ispettivo mediante il quale chiede di sapere come mai, a distanza di nove mesi dall’insediamento della commissione ispettiva, non fosse stato ancora sciolto per mafia il Comune di Scicli.
La notizia venne subito (per subito intendo dire poche ore dopo) pubblicata da “La Spia” di Paolo Borrometi e ripresa dagli altri organi di stampa, Ragusanews per prima. Non va sottaciuta la circostanza, che con la stessa iniziativa parlamentare, il Sen. Lumia sollecitava il Ministro a disporre la scorta per il giornalista Paolo Borrometi, impegnato in prima linea sulle vicende che riguardavano il Comune di Scicli.
La cosa che più colpì dell’atto ispettivo del Sen. Lumia fu, oltre che la impressionante determinazione ad esprimere giudizi sul Comune di Scicli e sul coinvolgimento del Sindaco dott. Susino, anche il riferimento alla comunità locale ed alla esistenza di una lobby negazionista. Se rammenta che a difesa del Comune di Scicli e della sua immagine ed a contrastare l’ipotesi dello scioglimento erano intervenuti, con la sottoscrizione di un manifesto pubblico, personalità di Scicli di alto profilo (il Presidente Severino Santiapichi, il Giudice Salvatore Rizza, i pittori Guccione, Sarnari, Alvarez, solo per fare alcuni nomi). Forse l’iniziativa, per l’autorevolezza delle firme, preoccupò il sen. Lumia e quanti lavoravano per lo scioglimento, al punto da sentire il bisogno di intervenire.
Ci si pose subito l’interrogativo: come mai il Sen. Lumia, eletto in un collegio della Sicilia occidentale, senta il bisogno così forte di scendere in campo per lo scioglimento del Comune di Scicli. E, come mai, lo faccia senza avvertire il bisogno, anche per spirito di colleganza e lealtà, di avvertire dell’iniziativa (non dico concordarla) la senatrice del suo stesso partito (il PD) eletta nel collegio di Ragusa (al quale fa parte Scicli) e che per giunta di Scicli è, Venerina Padua.
La senatrice Padua in più occasioni, privatamente e nel corso di manifestazioni pubbliche, ha sempre detto di non essere stata informata dal sen. Lumia dell’iniziativa che stava per intraprendere.
Avanzai a più riprese il sospetto che dietro l’iniziativa del sen. Lumia ci stavano le vere ragioni dello scioglimento del Comune di Scicli.
La chiave di lettura ha un nome (rectius: un toponimo) “Truncafila “ .
Si tratta di una contrada del Comune di Scicli, che dista circa 4 Km dal centro abitato, dove insiste una grande cava di argilla dismessa all’interno di una vasta area tutta di argilla dove insistono altre cave dismesse. Milioni di mc già scavati. Si tratta di una cava che, per caratteristiche morfologiche e geologiche, può essere destinata a ricevere milioni di tonnellate di rifiuti (una discarica di riferimento almeno regionale) e con investimenti modesti (in ragione delle caratteristiche proprie naturali sarebbe sufficiente munire le vasche, già scavate, di teli).
Tra la fine del 2011 e gli inizi del 2012 il sito Truncafila è stato oggetto di attenzione da parte del Dipartimento Regionale per l’Acqua ed Rifiuti e non solo !
L’amministrazione comunale, avendo sentore di un qualche intervento che potesse avere come risultato la creazione di una grande discarica reagì già al tempo della giunta presieduta da Venticinque. Si predisposero tutta una serie di attività volte alla modifica delle previsioni urbanistiche per l’area di Truncafila e non solo, con la creazione di un parco extraurbano (nell’area di Truncafila era stato anche previsto in impianto per l’ippoterapia) con relativa variante al PRG. Giovanni Venticinque si dimise poco dopo ed ancora non sono chiare le ragioni di quelle dimissioni.
La questione venne ripresa dalla giunta presieduta dal dott. Susino e proprio nel settembre 2013 (nei giorni della perquisizione di cui dicevo in apertura) venne data la direttiva per la predisposizione della delibera di variante al PRG, poi approvata dal Consiglio Comunale, pubblicata all’albo pretorio del Comune, ma mai trasmessa all’Assessorato Territorio e Ambiente. Questi fu uno degli ultimi atti del Consiglio Comunale sciolto, e la Commissione Prefettizia, che si era insediata e che avrebbe dovuto curare l’adempimento della trasmissione, bloccò tutto. Il capo settore che aveva predisposto gli atti della variante venne immediatamente rimosso. La “variante” rimase nei cassetti.
La questione “Truncafila” rimane, pertanto, tutta interna all’affare del ciclo dei rifiuti in Sicilia e del sistema di potere, di affari, di commistioni tra imprenditori interessati, politici, pezzi delle istituzioni, media, che nei mesi e negli anni che seguirono venne messo alla luce della c.d. “inchiesta Montante”.
E’ venuta fuori l’esistenza di un vero e proprio “partito delle discariche” che faceva riferimento all’imprenditore Catanzaro (definito da molti “il re delle discariche in Sicilia” ) uomo di riferimento del Montante, epigono della c.d. nuova antimafia.
Il dott. Nicolò Marino, magistrato di Catania e nominato da Crocetta assessore all’ambiente, poi defenestrato proprio sul tema delle discariche, con riferimento a questo sistema arrivò a dire che “ Montante, Catanzaro e Lumia sono la stessa cosa”. E sul senatore Lumia ha affermato che lo stesso è  il vero referente politico.
E’ all’interno di questo “sistema” che va letto l’intervento, altrimenti inspiegabile, del senatore Lumia con riferimento allo scioglimento del Comune di Scicli.
La forza invasiva e i forti legami del “sistema Montante” con la politica, la magistratura, il Ministero degli Interni, al tempo retto da Angelino Alfano, il cui nome ricorre spesso anche negli atti dell’inchiesta Montante (e quando si parla di ministero degli interni si parla anche di prefetti e di prefetture), uomini delle forze di polizia e degli apparati inquirenti e dei servizi segreti in Sicilia, è emersa tutta negli atti della corposa indagine che portò all’arresto del Montante e dalla imponente motivazione della sentenza del GUP di Caltanissetta che, in primo grado, ha condannato il Montante stesso.
A proposito dei sevizi segreti va detto che dall’indagine “Montante” è emerso uno scenario davvero inquietante circa i legami, anche finanziari, tra il “sistema Montante” e i servizi segreti, anzi questi rappresentavano un punto di forza del sistema.
Sul punto si sofferma a lungo, la sentenza del GUP di Caltanissetta riguardante Montante, nella quale viene ricostruita l’attività sistematica di abusivi ingressi, tramite i servizi segreti e le complicità varie dentro le forze di polizia, nelle banche dati SDI con riferimento pure al ciclo dei rifiuti che avevano come destinatari sindaci, imprenditori, amministratori, collegati in qualche modo al “ciclo dei rifiuti”. A leggerla c’è da rabbrividire. Alla luce di quello che è successo a Scicli.
I servizi segreti, per l’appunto, non sono per nulla estranei alla vicenda di Scicli.
Nel settembre 2013 (il mese della perquisizione e della direttiva per la variante al PRG che sottraeva Truncafila ad una possibile destinazione a discarica) a Scicli si è registrata una attività frenetica dei servizi segreti con tutta una serie di controlli effettuati attraverso l’accesso alla banca dati SDI da uomini dell’AISE (l’agenzia dei servizi) con l’userid Foca 648 e Foca 606, che hanno riguardato diversi soggetti che ricoprivano cariche o avevano ricoperto cariche, anche negli anni immediatamente precedenti, di assessore e di capo settore nel servizio ecologia del Comune di Scicli e dei due sindaci Susino e Venticinque (si leggano le pagine 65 e 66 della sentenza di assoluzione del dott. Susino). Una attività inspiegabile quella dei servizi al punto da destare “sospetto” anche tra gli inquirenti.
Inspiegabile fino ad un certo punto, oserei dire, dopo quello che è emerso con l’indagine sul sistema Montante e le relazioni esistenti tra questo sistema, il ciclo dei rifiuti e gli interessi sulle discariche, il grande affare siciliano, la politica ed i servizi segreti.
Il quadro che ci viene consegnato è davvero seriamente inquietante.
A Scicli è stata scippata e sospesa la democrazia con atto di autorità scritto a più mani tutte riconducibili al Ministero degli Interni (Commissione Ispettiva, Prefettura, Ministro) e sulla base di una indagine della DDA di Catania che è stata “pesantemente asfaltata”, dai Giudici del Tribunale di Ragusa e sconfessata, nella parte in cui vedeva inspiegabilmente coinvolto il Sindaco dell’epoca dott. Susino, e quindi nella parte in cui venivano messi in rilievo i rapporti con la politica locale, dalla stessa Procura Generale della Repubblica di Catania (con la rinuncia all’appello). Una indagine che è stata alla base anche delle sentenze che, in sede di giustizia amministrativa, confermarono lo scioglimento, tanto da far dire al Consiglio di Stato, per confermare la legittimità del provvedimento di scioglimento, che al momento della adozione dello stesso , gli organi preposti a disposizione avevano solo gli atti di quella indagine e su quella avevano fondato il provvedimento di scioglimento.
Sembra di sognare o anche di vaneggiare: rimane il fatto che da qualunque parte questa storia la si prenda porta sempre ad uno stesso punto e ruota sempre tutta attorno agli schemi consolidati che per anni hanno condizionato la vita politica ed anche gli affari in Sicilia. A Scicli sembra si sia scritta una pagina dell’inquietante vicenda del “sistema Montante”, con dinamiche e personaggi coincidenti. Se ne accorta anche la Commissione Regionale Antimafia impegnata nell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Sulla vicenda dello scioglimento del Comune rimane, dunque, il fondato sospetto che si sia giocata una partita sporca (e questo lo avevamo detto) e che in quella sporca partita chi avrebbe dovuto difendere, e mi riferisco in particolare ai nostri rappresentanti al parlamento nazionale e regionale, il territorio, le istituzioni democratiche della Città, l’onore e la dignità dell’intera comunità sciclitana, per calcolo, convenienza o, per inconfessabile altro, ha preferito voltarsi dall’altra parte.
Rimane l’amarezza per quanto ha subito la Città con la magra consolazione di poter dire, come avrebbe detto un sindaco socialista di Scicli degli anni settanta : “ iu bbo ricìa”.
Bartolo Iacono

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