Dalla Relazione conclusiva sul “caso Scicli”: LO SCIOGLIMENTO ANNUNCIATO!

SEBBENE IL SINDACO (UNICO INDAGATO) SI FOSSE GIA' DIMESSO ED IL CONSIGLIO COMUNALE
 ERA VIRTUALMENTE DECADUTO, IL "PARTITO DELLO SCIOGLIMENTO" AVEVA UN UNICO 
OBIETTIVO. E LO PERSEGUIVA SENZA REMORE.

"L'attività della Commissione di indagine prefettizia si conclude - come
detto - il 20 gennaio del 2015 con il deposito della relazione
conclusiva nelle mani del prefetto Annunziato Vardè.
Lo stesso giorno, il presidente Crocetta nomina il commissario
straordinario che sostituirà gli organi cessati dalla carica (sindaco e
giunta) ed accompagnerà l'ente (al netto del possibile
scioglimento!), fino alla prima tornata elettorale utile. La
scelta ricade sul viceprefetto aggiunto Ferdinando Trombadore. A
quest'ultimo, contrariamente a quanto ci si possa aspettare in simili
casi, non vengono fornite - né dalla commissione ispettiva, né dal
prefetto - particolari indicazioni sul "contesto ambientale" di Scicli
o, comunque, sulle complicate vicende politiche e amministrative aperte.
Solo un generico invito alla massima precauzione.

TROMBADORE, (già commissario straordinario del comune di Scicli). Io
non l'ho incrociata (_la Commissione d'accesso, ndr_) e, infatti, quando
io mi insediai ricordo che loro avevano già cessato… ovviamente
sapevo che era in corso un'indagine giudiziaria che vedeva coinvolto
anche il sindaco eccetera, però non ho avuto elementi specifici su
questo, insomma… Ovviamente il Prefetto mi raccomandò la massima
precauzione ma non entrò assolutamente nel merito degli elementi…

E così, mentre Trombadore incomincia a guardarsi intorno, il 2
febbraio, il prefetto Vardè adotta nei confronti della ECO.S.E.I.B.
S.r.l. - la ditta affidataria  del servizio R.S.U. del Comune di Scicli
presso la quale, fino al gennaio 2014, lavorava Franco Mormina
-un'interdittiva antimafia.

L'inchiesta "ECO", nel frattempo, si appresta ad entrare nel vivo della
sua fase processuale. Il 24 febbraio, viene disposto il giudizio
immediato per Franco Mormina e per suo figlio Ignazio.

Qualche giorno più tardi, il 2 marzo, sulla base delle risultanze
fornite dalla triade d'accesso, il prefetto Vardè (sentito il Comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la
partecipazione del Procuratore Distrettuale antimafia di Catania e del
Procuratore della Repubblica di Ragusa) procede alla redazione e alla
trasmissione della sua relazione al ministero chiedendo il
provvedimento di scioglimento di Scicli:

"Le risultanze giudiziarie conoscibili ed avvalorate - in attesa della
decisione del G.I.P. prevista per l'udienza preliminare già fissata per
il 10 marzo p.v. - dalla richiesta di rinvio a giudizio _omissis_
(Franco Susino, _ndr_) per il reato di concorso esterno in associazione
a delinquere di stampo mafioso comprovano, allo stato degli atti,
l'esistenza di collegamenti e di forme di condizionamento _(omissis)_ e
di alcuni amministratori e funzionari dell'Ente tali da determinare la
compromissione - acclarata dalla Commissione di indagine nominata dallo
scrivente - del buon andamento e dell'imparzialità dell'amministrazione
comunale nonché del regolare funzionamento dei servizi ad essa affidati
(…)".

Come abbiamo già visto nel capitolo precedente, non vi è alcun accenno
nella relazione prefettizia (che eredita i medesimi "vuoti" presenti in
quella dei commissari ispettivi) sull'esatta collocazione temporale
dell'assunzione del Mormina (precedente all'amministrazione Susino) e
sull'azione amministrativa del Susino che ne aveva, di fatto,
determinato il licenziamento.  Vardè, di fatto, attribuisce alle
risultanze giudiziarie un valore tale da poter comprovare "_l'esistenza
di collegamenti e di forme di condizionamento_". Ed è questo il dato di
sostanza che trasferisce all'attenzione del Ministro Alfano, cui
toccherà decidere se richiedere o meno al Consiglio dei Ministri
l'adozione del provvedimento.

Ha inizio un countdown che durerà ben cinquantotto giorni. La città
rimane sospesa in attesa di conoscere il proprio destino amministrativo.
Frattanto, le forze politiche locali danno vita ad un inteso dibattito,
anche questo non scevro - così come avremo modo di dettagliare più
avanti - da punti di opacità.

Il 5 marzo la Commissione Nazionale Antimafia fa tappa a Ragusa. Vengono
auditi, fra gli altri, il prefetto Vardè, che ribadisce le valutazioni
già espresse nella sua relazione al Viminale, ed il giornalista Paolo
Borrometi che offre uno spaccato dell'intensa campagna di opinione
costruita attorno alla vicenda locale:

 BORROMETI: In questo contesto, non si può non fare riferimento - è
stata una delle mie inchieste giornalistiche principali - al tema della
CUPOLA MAFIOSA sgominata nella bellissima città di Scicli… Purtroppo
un gruppo di netturbini è riuscito a creare una cupola mafiosa e a
coinvolgere aspetti e fasce diverse dell'amministrazione e della
politica cittadina. Purtroppo, la realtà politica non è stata
assolutamente mai favorevole alle inchieste giornalistiche, aiutata
troppo spesso da una certa stampa che non ha aiutato il mio lavoro, che
è solo un tentativo di informare la cittadinanza.

Io odio il pietismo ed è per questo che, se voi lo vorrete, risponderò
alle vostre domande relativamente alla mia aggressione o agli altri atti
intimidatori, ma non vorrei soffermarmi particolarmente su questo. Li ho
brevemente rassegnati nella relazione. Tuttavia, vorrei riferire un
episodio in particolare, avvenuto il 25 agosto, a seguito di una delle
mie tante inchieste giornalistiche, una delle quali, fra altre cose, ha
anticipato di ben cinque giorni l'avviso di garanzia al sindaco di
Scicli per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il 25 agosto io venni attaccato duramente in pubblica piazza da un
assessore dell'allora giunta Susino, che affermava che certa stampa
aveva inquinato la realtà sciclitana e il buon nome della città di
Scicli.  Lo racconto perché il giorno successivo io mi svegliai con la
porta di casa, al settimo piano, bruciata… Venire a sapere,
contestualmente alla macabra scoperta, che proprio poche ore prima
qualcuno di istituzionale mi aveva attaccato così duramente, solo
perché cercavo di fare il mio lavoro, secondo me è significativo del
clima di assoluto negazionismo che c'è in questo territorio.

Due correnti d'opinione, insomma. Da una parte la certezza che Scicli
sia ostaggio di una "cupola mafiosa" di netturbini. Dall'altra la
preoccupazione di attribuire, attraverso l'inchiesta su Mormina, un
pregiudizio di mafiosità alla città.

Il 15 marzo, di domenica, viene lanciata una petizione cittadina contro
lo scioglimento del Comune di Scicli. I primi a firmarla sono il
presidente emerito di Corte d'Assise Severino Santiapichi, il giudice
Salvatore Rizza, i pittori Piero Guccione e Franco Sarnari.

Due giorni più tardi, Franco Susino viene rinviato a giudizio.

Sono settimane decisive per il destino di Scicli. Mentre in città il
dibattito cresce e si accende, a Roma il Consiglio dei Ministri deve
ancora decidere se sciogliere o meno il comune.

In quei giorni, il 2 aprile, viene depositato al Senato l'atto ispettivo
n° 3-01825 con il quale il senatore Beppe Lumia chiede al Ministro
degli Interni di conoscere a che stadio si trovi l'avvio di procedimento
di valutazione dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune
di Scicli. Nette le premesse, esposte a sostegno della lunghissima
interrogazione.

"(…) la commissione prefettizia di accesso al Comune di Scicli ha
lavorato e raccolto notevoli elementi di inquinamento dell'ente, ancora
oggi al vaglio del Ministro dell'interno; _in loco _c'è, inoltre, una
pericolosissima negazione della stessa presenza mafiosa, da parte di
certa società e certa stampa, che spesso ha causato una notevole
sottovalutazione del fenomeno locale…"
Altrettanto perentorie le domande che il senatore rivolge, in
conclusione, al ministro dell'interno:

"…per sapere (…) quali iniziative ritenga opportune per supportare giornalisti
coraggiosi come Paolo Borrometi; a quale stadio si trovi l'avvio del procedimento 
di valutazione dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Scicli."

Non era la prima volta che esponenti delle istituzioni invocavano
fermezza e rigore su Scicli. Già nel luglio 2014, all'indomani della
notizia dell'avviso di garanzia notificato al sindaco Susino, il
senatore ex 5 stelle Mario Michele Giarrusso (che in precedenza aveva già auspicato l'intervento della Commissione Antimafia sul "caso Scicli"]) aveva
dichiarato:  "Chiedo l'immediato intervento del Prefetto di Ragusa, Annunziato
Vardè, per avviare la procedura di scioglimento per mafia del Comune di
Scicli (…) La medesima richiesta la formulo contestualmente al
titolare del Dicastero degli Interni, Angelino Alfano, che non può non
prendere atto di ciò che sta accadendo nella realtà iblea. Il sindaco
Susino è oggi sostenuto dal Partito Democratico, che sui temi della
legalità e della trasparenza ha fatto un punto d'onore a livello
nazionale. Evidentemente, tali valori vengono annacquati nelle
articolazioni locali del partito del Premier Renzi".

Stesso tono anche nelle dichiarazioni dell'allora assessore regionale
Salvatore Calleri che, nello stesso periodo (agosto 2014), era
intervenuto sulla questione Scicli:

CALLERI: Scicli è una città meravigliosa, una vera perla. Però,
sappiamo tutti, che questa sia una zona ad alta densità mafiosa e noi
dobbiamo liberare questa terra dalla mafia. (…) Io non entro nel
merito ad una situazione che è relativa solo alla fase d'avviso, però
la posizione mia è che c'è sempre una responsabilità politica prima
ancora che giudiziaria…[4] [9]

Su almeno due aspetti la pur legittima interrogazione del senatore Lumia
risulta meritevole di un approfondimento.

CONTINUA

 

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