Autonomia differenziata? No alla legge Calderoli per i semi di disuguaglianza sociale che contiene al suo interno. L’incontro al “Brancati” di Scicli.

Incontro-dibattito ieri sera al “Brancati” di Scicli sull’Autonomia differenziata. Apprezzati gli interventi di don Salvatore Cerruto e dell’On. Nicola Bono, che hanno spiegato i contenuti della legge in esame al Parlamento italiano (già approvata dal Senato) e presentata dal ministro Calderoli della Lega nord. L’intervento di Don Cerruto, dell’Ufficio Pastorale sociale della diocesi di Noto, è stato utile per capire le motivazioni dell’interesse dei Vescovi siciliani e di altre Regioni del Meridione italiano: innanzitutto la conoscenza del testo della legge e le criticità che fa emergere sul piano della disuguaglianza economica e dei servizi sociali (sanità, Istruzione, Servizi di assistenza sociale, destinazione di finanziamenti); disuguaglianze che la Chiesa cattolica non può condividere e che darà il suo impegno sul piano dei diritti che spettano ai cittadini tutti, in eguale misura. Si spiega così perchè l’Ufficio pastorale sia entrato a far parte della rete sociale costituita tra le diocesi di Noto e Siracusa ed altre entità rappresentative di istanze sociali e diritti per il cittadino. Con lo scopo di rileggere attentamente il testo di legge sull’Autonomia differenziata, capirne i contenuti e ribadire l’uguaglianza dei cittadini, al di là dell’appartenenza regionale.

Di estrema chiarezza l’intervento dell’On. Bono, che ha riscontrato nel testo della Legge Calderoli ben 26 punti che si rivelano anticostituzionali. La sua è poi una articolata puntualizzazione delle criticità della legge a tutto vantaggio delle Regioni ricche del Nord Italia e dannose di conseguenza per quelle meridionali. Perchè? Leggendo e rileggendo il testo scritto da Calderoli emergono tutta una serie di annotazioni, parole, comma, aggettivazioni che rimangono equivoci sul piano del finanziamento, quando non diventano addirittura dannose per quella che dovrà essere l’applicazione stessa della legge. Incameramenti di tassazione, controllo e finalità di spese, autonomia regionale nella gestione di servizi che oggi sono assicurati e coperti finanziariamente dallo Stato, oltre ad uno stravolgimento di spese, stipendi, benessere sociale a tutto vantaggio delle Regioni più ricche (quelle del centro-nord d’Italia) a scapito delle Regioni del Sud. Tutto ciò se si considera il fatto che i trasferimenti di risorse finanziarie oggi statali, diventerebbero regionali, cioè a beneficio dei territori dove c’è una maggiore industrializzazione, dove le sedi dei grandi gruppi commerciali e finanziari hanno domicilio legale, dove insomma la ricchezza produce e produrrebbe ulteriore ascesa economica. Tutto ciò a danno dei territori che mancano di infrastrutture e organizzazioni economiche medio-alte come appunto sono le Regioni del Meridione. Regioni che già hanno problemi di gestione e finaziamenti, di servizi e assistenza, di programmazione e di introiti diretti.

Articolato il dibattito che ne è seguito. Sono intervenuti: il Sen. Occhipinti (ha parlato di scambi di favore tra FdI e Lega: Io ti approvo l’Autonomia differenziata, tu mi voti a favore del premierato) che ha sottolineato la disuguaglianza sociale e di benessere che si determinerebbe nella Nazione con l’approvazione della Legge Calderoli; il prof. Pino Tidona e il dott. Salvatore Campo sulle responsabilità dei politici siciliani nella gestione della Regione Siciliana (altri interverranno sullo stesso tema), ma rimane il fatto che la soluzione di Calderoli peggiorerebbe la situazione sociale. Interventi poi del dott. Bartolo Mililli della Confeserfidi: anche lui critico nella gestione economica siciliana, ma attento a quelle che potranno essere le conseguenze finanziarie e soprattutto dei Servizi al cittadino nel momento in cui ci sarà una legge che destina ricchezza al Nord del Paese e lascia in difficoltà economica il Sud. Sullo stesso piano di allarme sociale l’intervento del prof. Giuseppe Pitrolo, che ricorda altri aspetti delle disuguaglianze già in atto nel sistema Italia, che unitamente alla “Calderoli” potrebbero dare il colpo definitivo a Sicilia, Calabria, Sardegna e gran parte del Meridione, da Campania in giù. Occorre diffondere la conoscenza della Legge già approvata dal Senato e fare in modo che alla Camera dei Deputati la proposta Calderoli venga fermata. E su questo chiedere conto ai rappresentanti siciliani dei partiti che sostengono Calderoli nel suo piano di disuguaglianza.

F.C.