Il Water front nelle parole del prof. Orazio Carpenzano per “Cogitare”.
Non è stato mai semplice il secolare dialogo tra la terra e l’acqua; il fronte che divide le due realtà è stato spesse volte saccheggiato, umiliato, offeso ed è la ragione per la quale oggi è un tema di grande attualità e oggetto d’agenda di lavoro. Water front indica oggi il fronte del territorio a contatto con l’acqua.
Se ne è parlato al Living del Pata Pata per il terzo appuntamento di Cogitare con il prof. Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” di Roma che ha affrontato l’argomento in tutte le sue sfaccettature con il titolo: “Le forme dell’acqua tra la terra e il mare”.
La forma dell’acqua, sostiene l’illustre accademico, nella città non è neutro perché plasma le strategie insediative e quindi diventa vincolo, barriera e risorsa.
Riporta il concetto su tre città che gli sono care: Roma con il Tevere, le innumerevoli fontane e quelle costruzioni geniali che sono gli acquedotti; Venezia costruita su milioni di pali di legno di Ontano, Quercia e Larice ormai pietrificati dalla salsedine e Modica, la sua città natale, dove nel suo tessuto urbanistico scorrono due fiumi (la città contava ben 17 ponti utili ai pedoni e ai trasporti tra una banchina e un’altra) ormai coperti dopo l’alluvione del 2 settembre del 1926.
In questi tre esempi si può sintetizzare il rapporto, non sempre pacifico tra la terra e le acque.
L’edilizia iblea, ha sottolineato il prof. Carpenzano, sul mare è pessima. È il frutto di ignoranza e di corruzione. Prosaicamente hanno devastato il territorio. Hanno consentito la costruzione di case sugli scogli con la pretesa di chiedere dopo alla collettività l’urbanizzazione dei siti.
Poi uno sguardo sull’arte e sulla storia. La linea infinita tra il mare e il cielo nelle interpretazioni di un cantore figurativo straordinario del ‘900 come Piero Guccione e quella meraviglia di esempio industriale dell’ex Fornace Penna che chiude la spiaggia di Sampieri ad Est, e dell’omonima famiglia che ne finanziò tra il 1909 e il 1912 la costruzione affidandola ad un progettista di grande ingegno lo sciclitano Ignazio Emmolo. Una cattedrale sugli scogli, caso raro nell’architettura siciliana, che non solo è memoria per quello che socialmente ha rappresentato per il territorio ma oggi farne eredità è una missione dell’uomo se riuscirà a conservarla e a utilizzarla in modo culturalmente godibile.
Prossimo appuntamento con “Autori & Libri, conversando a Sampieri, sabato 23 agosto p.v. alle ore 19.00 all’’ingresso del Pata Pata con il filosofo Matteo Saudino, il papà del canale BarbaSophia amato e frequentato dai giovani, che presenterà la sua ultima opera “Anime Fragili”. L’autore converserà con la giornalista Viviana Sammito.