Trivellazione nel Sud Est Sicilia: LETTERA APERTA AL SINDACO DI SCICLI, ALLA GIUNTA, AL CONSIGLIO COMUNALE

Egregio Sig. Sindaco,

I decreti regionali n. 86 del 5 febbraio 2019 a firma dell’Assessore dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità (con il quale oltre alle ricerche mediante rilievi sismici si autorizza la perforazione di tre pozzi esplorativi) e quello successivo n. 304/gab del 5 luglio 2019 rilasciato dall’Assessorato Regionale del Territorio ed Ambiente (che autorizza il “Rilievo geofisico all’interno del permesso di ricerca idrocarburi denominato Fiume Tellaro”) hanno ri-aperto le porte alle prospezioni petrolifere nei territori del Sud Est della nostra Isola, in particolar modo in quelle aree dove ricadono, fra le altre, le città  Città Tardo Barocche del Val di Noto.

In caso di esito positivo, alle prospezioni seguiranno le ricerche e poi le trivellazioni a scopo estrattivo. I fatti degli ultimi mesi in provincia di Ragusa, con lo sversamento da un pozzo Eni in contrada Mongillè, quello in Basilicata con gli arresti per disastro ambientale sulle attività del Centro Oli della stessa società in Val D’Agri, insieme ai tanti verificatisi in precedenza e in tutto il mondo, dimostrano la grave pericolosità di queste pratiche per i territori, per l’integrità delle falde acquifere potabili, per la salute delle persone e per lo sviluppo economico alternativo ed ecosostenibile.

Nel 2019, dopo che il mondo ha deciso di prendere la strada opposta della decarbonizzazione dell’economia con l’Accordo di Parigi sul Clima firmato 4 anni fa, le compagnie petrolifere stanno andando nella direzione opposta. E perché la Regione Siciliana decide di mettere a rischio le proprie risorse naturali – Acqua, Terra, Mare, Paesaggio – a vantaggio di soggetti portatori di politiche energetiche pericolose ed obsolete?

Sono fatti ormai acclarati che la ricerca e l’estrazione di petrolio sono un grave problema per l’ambiente circostante. Il greggio e il petrolio raffinato che fuoriescono da navi petroliere incidentate, o da incidenti nei pozzi, danneggiano fragili ecosistemi terrestri, marini, le coste, i litorali.

La combustione, su tutto il pianeta, di enormi quantità di petrolio (dai mezzi di trasporto alle centrali elettriche e termiche) è tra le maggiori cause dell’incremento delle percentuali di anidride carbonica e di altri gas nell’atmosfera, con fortissima incidenza sull’effetto serra e sulla crisi climatica sotto agli occhi di tutti ormai. È rilevante dover notare che, come sempre accade quando si ha a che fare con estrazioni di petrolio e gas, siano tante le proteste che si aprono nei territori contro questi progetti.

La forte riduzione dei consumi di gas nel settore elettrico e civile, attraverso una generazione di energia sempre più distribuita e rinnovabile, e quelli di petrolio nei trasporti, attraverso politiche di mobilità sostenibile, sono passi imprescindibili. Ed è per questa ragione che Legambiente, ma non è la sola, lancia un allarme forte e chiaro sui danni ambientali già evidenti e sul pericolo che le trivellazioni di idrocarburi rappresentano per il Pianeta.

Noi chiediamo che da parte dei Comuni si metta in campo ogni sforzo per concretizzare una politica energetica basata in maniera crescente sull’efficienza e sulle fonti rinnovabili.

Al governo di Scicli, città che è sempre stata in prima linea nel contrasto alle trivellazioni in terra come in mare, chiediamo con forza di unirsi senza indugio a quei Comuni del Val di Noto che in queste ore stanno conducendo la via del contrasto, anche legale, ai citati provvedimenti regionali e alla legge regionale 14/2000, normativa che deve essere radicalmente riformata nelle parti dalle quali sembrano discendere continue minacce ai nostri territori. Ci auguriamo che l’amministrazione comunale e la comunità sciclitana possano unirsi alla crescente mobilitazione contro questo progetto che farebbe solo gli interessi delle società petrolifere e non della collettività.

Legambiente Scicli “Kiafura”- La presidente-Alessia Gambuzza

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