Serve una soluzione per aprire Chiafura (adesso abbandonata).

Le vacanze di Natale appena trascorse, complici anche alcuni turisti che ci hanno chiesto di visitare i luoghi, sono state l’occasione per rivedere le grotte di Chiafura e, diciamolo subito, lo spettacolo che ci è apparso dinanzi è a dir poco desolante. A parte i cumuli di rifiuti e la sporcizia che abbiamo trovato sulla strada che porta all’ingresso del sito (ma questi, purtroppo, hanno caratterizzato tutto il territorio sciclitano durante i quindici giorni appena trascorsi), è tutto l’area che versa in stato di abbandono. Le foto scattate recentemente, infatti, testimoniano la carcassa di un motorino sulla terrazza che si affaccia sulla cava di san Bartolomeo, insieme a vasi rotti ma anche una scritta sul muro di contenimento ed un materasso abbandonato a ridosso dello stesso. Naturalmente piante e sterpaglie hanno invaso gran parte delle grotte nonchè la via d’ingresso al sito che, manco a dirlo, risulta sbarrato. Tutto ciò, naturalmente, stride con i contenuti del comunicato stampa del 4 agosto 2017 del Comune di Scicli dal titolo “Apre Chiafura”, nel quale si diceva che “l’Amministrazione comunale ha provveduto a illuminare e pulire i percorsi, lavorando per l’apertura del quartiere rupestre, della reception, lungo il primo livello…” ed ancora “La giunta Giannone ha in animo di aprire il sito ai turisti, a titolo gratuito ecc.” Sembra un secolo fa. Mentre Matera, le cui grotte richiamano con grande insistenza proprio l’area di rupestre di Chiafura, diventa Capitale della Cultura Europea 2019, questo stato di abbandono appare ancora più ingiustificato. Proprio per capire quali possono essere le linee d’intervento sulla questione abbiamo raggiunto telefonicamente l’Arch. Ignazio Lutri, che nei primi del 2000 aveva guidato la ditta specializzata di Ragusa che si era occupata dei lavori, finanziati dalla regione Sicilia tramite i Pon 2000/2006 che avevano premiato un progetto commissionato dall’allora Amministrazione Falla. All’epoca proprio Chiafura rappresentava uno stralcio autonomo di un progetto più ampio che prevedeva il recupero dell’intera Collina di San Matteo, sulla quale fu fatto uno studio geologico grotta per grotta da un geologo (Giovanni Ciavorella) molto puntiglioso – perciò molto attendibile -nel proprio lavoro. Il progetto era anche di utilizzo del colle come museo etnico-antropologico. Dentro le grotte c’era un problema di sicurezza, ma fuori le grotte le maggiori criticità erano state tolte qualche anno prima, attraverso il consolidamento dell’area da parte della Protezione Civile. In quell’occasione erano stati praticamente eliminati i livelli di criticità più alti (quelli più pericolosi). Ecco perché, tutto sommato, con una perimetrazione adeguata dei luoghi, il primo livello delle grotte potrebbe essere fruibile ai visitatori poiché non presenta grandi criticità. Ed in effetti, ne è testimone il comunicato stampa innanzi citato, l’Amministrazione Giannone ci aveva già provato. Quello che secondo l’architetto Lutri è necessario, però, prima di ogni cosa, è un modello di gestione dell’area che, peraltro, potrebbe interessare tutto il colle che presenta scorci di grandi interesse. Oltre alla Chiesa di san Matteo, infatti, le altre chiesette rupestri. Il modello, aggiungiamo noi, potrebbe ricalcare quanto fatto per garantire l’apertura i tre siti culturali della città, se non una vera e propria estensione del bando. Per i livelli più alti delle grotte, invece, bisognerebbe approntare una ricognizione dei luoghi e procedere ad una bonifica degli stessi per canoscere lo stato dell’arte e capire quali interventi svolgere. Naturalmente tutto ciò necessità di progetti, soldi e la necessaria mediazione fra le esigenze di sicurezza della Protezione Civile e quella di preservare il valore artistico e sociale dei luoghi, della Sovrintendenza di Ragusa. Necessita, ovviamente, anche una cartellonistica adeguata, poiché non v’è turista che trovi facile la direzione per quei luoghi. Sulla fruibilità di Chiafura, inoltre, abbiamo sentito anche il Club Unesco di Scicli che, come ci conferma Giovanni Pisani, già da due anni ha presentato un progetto al Comune di Scicli che, previa una buona scerbatura dell’area, permetterebbe di rendere fruibile l’area in poche settimane. Perimetrando con un corrimano la terrazza presente sul primo livello, ci dice Piasani, si potrebbe ottenere una vista assolutamente suggestiva sulla città e consentire la visita di un paio di grotte, in modo da qualificare l’intera zona. Il punto comune che raccogliamo un po’ da tutti, peraltro, è quello sulla necessità di fare presto nel rintracciare una soluzione per la gestione, poiché il rischio reale è quello che, in mancanza d’interventi, tra vent’anni potrebbero essere interamente vanificati i lavori eseguiti poco tempo fa per rendere fruibile l’area.

Marco Causarano

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