Rotte Mediterranee: giorni di riflessione e di presa di coscienza del dolore attorno al Mediterraneo.

Al Cinema Italia, ieri pomeriggio la chiusura della prima edizione di “Rotte Mediterranee”. Una successione di docufilm e la lettura di testi di Khaled Hosseini, con le voci dei promotori e la conduzione del regista Vito Zagarrìo. Testi e immagini di storie vere, di dolori di popoli, di vite spezzate a causa di politiche e di guerre che fanno parte della nostra storia recente e attuale; guerre passate, quasi come normalità, sotto i nostri occhi.  La vera storia di Nadia Murad, Premio Nobel 2018 per la Pace, una sopravvissuta al genocidio degli Yazidi, è stato il film “On her shoulders”.  Immagini che ci hanno portato in primo piano il dolore di una giovane, vittima delle atrocità che si possono commettere in nome di una “dottrina” (l’isis) religiosa. Oggi Nadia è diventata il volto di un popolo dimenticato e, giorno dopo giorno, combatte ancora una battaglia difficile e dolorosa, quella per la memoria. Il film riesce a dare emozione, ma anche a far prendere consapevolezza di atroci ingiustizie in giro per il mondo, come appunto la regione del NordEst dell’Iraq.

In apertura della manifestazione la lettura di Olga della “Preghiera del mare”, poi passi dalla “Lettera ad un razzista del terzo millennio” da parte di Mariateresa Spanò e Jasmine (in Italia dalla Siria grazie ai Corridoi Umanitari) ed ancora immagini, a noi di casa con il film “A me resta la speranza”: sulla spiaggia di Sampieri il tragico sbarco di migranti del 2013. Ultima giornata, che ha chiuso quattro intensi giorni di incontri (nelle scuole, alla Casa delle Culture, al “Brancati”, alla Chiesa Metodista, Legambiente Involve) con operatori umanitari, volontari di soccorso a mare, rappresentanti di Istituzioni internazionali (Medici senza frontiere, Unhcr, Tavola Valdese) che hanno avuto il merito di dire i fatti per quello che sono: racconti diretti di testimoni impegnati nei luoghi della migrazione e del dolore di popoli.

Prima edizione (grazie soprattutto al lavoro organizzativo di Romina Falla e Francesca Schirò) che pone in città un progetto di impegno civile, che  apre ulteriori spazi all’incontro interculturale, anche per gli anni a venire. (nella foto Francesco Piobbichi “parla” agli studenti).

F.C.

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