Rave party al Museo della pietra?

I primi caldi di stagione si fanno sentire così come il desiderio di evadere dalla città per trasferirsi in una casa in campagna o magari in collina, possibilmente con una bella vista sul mare.Con l’aiuto del computer, pigiando un tasto sulla mappa della Sicilia in un punto della provincia di Ragusa, ingrandendo con lo zoom troviamo la località di Sampieri, sul mare, con un entroterra di campagna nel quale sono inseriti villini abitati da tranquille famiglie e da visitatori provenienti da più parti, tutti alla ricerca della sospirata pace che l’amenità dei luoghi ispira.

Quand’ecco che, in un terreno confinante con numerose abitazioni,a mezzogiorno del 25 aprile scorso esplode invece una fracassosa giornata: per 12 ore consecutive la musica (o rumore) assordante non ha smesso fino alla mezzanotte!  Sorpresa, sgomento, rabbia! Quali precauzioni si possono prendere in tali casi? Nell’immediato chiudere porte e finestre,introdurre nelle orecchie mortificanti tappi, rifugiarsi nella stanza più lontana dal rumore infernale.  Tutto è inutile: il tipo di musica martellante e violento domina lo scorrere del tempo bloccandolo in un ritmo ripetitivo:dum, dum, dum, che scuote dentro e fa tremare i vetri.  È  la musica techno o musica elettronica, genere adatto a manifestazioni e raduni a cui partecipano giovani e non, informati tramite i social.È un rave party,di quelli che sin dagli anni ’80 in vari paesi si sono svolti in luoghi isolati, per esempio, all’interno di aree industriali abbandonate, in grandi spazi aperti come cave, boschi eforeste e si ripetono tutt’oggi anche in Italia.Ma in questo caso il raduno si è svolto in mezzo alle abitazioniprivate infrangendo per un tempo interminabile la quiete degli abitanti della zona e non solo, perché anche la fauna locale ne è stata disturbata.  La modernità arriva a Sampieri!

Altri tempi erano quelli del Museo della pietra, voluto dal dott. Tano Mormina, che aspirava a fare del terreno in questione un luogo di riunione di carattere culturale ed espressione poetica con eventi legati alle tradizioni del luogo, concerti di solito nella norma dei decibel, più o meno gradevoli per un pubblico variegato di estimatori, amici ed artisti. Ricordiamo Piovani, le letture poetiche, i film, il teatro, il caturro, i tamburi e le stelle…

Certamente inusuali e originali quegli spettacoli, ma, tutto sommato, accettati dal vicinato perché rispettosi delle regole, come avere cura delle ore di riposo, mantenere un volume sopportabile, uso discreto dell’illuminazione e altro.

Ritornando al tamtam, che ha generato la peggiore giornata del 25 aprile, come si diceva, la musica è esplosa alle 12.00,con l’afflusso diuna processione di auto, che ha riversatocentinaia di passeggeri.  Dalla strada provinciale hanno imboccato la via privata posteggiando su entrambi i lati e ostruendo spesso l’accesso alle abitazioni. Al decantato paesaggio “mozzafiato”, si è contrapposta un’invasionecaciarosa.Si è già detto del fracasso, sia per il volume che per gli orari,senza alcun rispetto del vicinato, ma c’è da chiedersi: gli organizzatori e proprietari del terreno, quali servizi sanitari hanno predisposto e con quali precauzioni igieniche hanno provveduto alla preparazione, al trasporto e alla somministrazione di cibi e bevande?E la normativa antincendio? E quale sicurezza dei luoghi, visto che tutto si è svoltosu un terreno accidentato?  Non si è trattato di una semplice riunione fra amici, ma di un assembramento di gente convocata dagli annunci sui social, alla quale è stato chiesto il pagamento per l’ingresso più la consumazione di cibo e bevande.  Oggi, chi opera nell’ambito della ristorazione sa bene di dover giustamente adempiereauna normativa stringente a tutela della salute pubblica.

Per concludere, c’è il sospetto che quanto avvenutolo si voglia far passare per una piacevole giornata “culturale” organizzata per un gruppo di amici, quasi un’allegra scampagnata; ma le modalità di svolgimento della manifestazione fanno pensare ad altro e cioè a un modo semplice e divertente per fare soldi, con ingressi, cibo e bevande.  Tutto questo, beninteso, saltando a piè pari le noiose e superflue incombenze burocratiche, quelle poste alla sicurezza dei luoghi e delle persone.

Tutto qui?  Tante storie per un episodio sporadico?  Eh, no!  Visto il successo (di cassetta), gli organizzatori annunciano presto nuove sorprese.  E che i vicini cambino aria! La parola che si appella ai valori di civiltà è rispetto. Siamo liberi, si, ma di reagire o meglio di rispondere, assumendoci le nostre responsabilità, cercando di mantenere il quieto vivere, restituendo ai posteri ambienti non impoveriti da una occupazione selvaggia.

Questa è una risposta pacata e senza polemica, una presa di coscienza che difende delle scelte di vita e dei luoghi che suscitano emozioni.

MM.

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