“Di là dell’ombra”. Al Cinema Aurora a Modica un film su Franco Belgiorno.

“Di là dell’ombra” è il titolo del documentario dedicato a Franco Antonio Belgiorno. E’ un’opera di Giovanni Modica Scala, che vede tra i tanti intervistati Francesco Trombadore (Libreria La Talpa), Pierpaolo Ruta, Giovanni Spadola, Nicola Colombo, Donatello Belgiorno, Giorgetta Belgiorno, Peppe Maltese, Antonio Grana, Gino Carbonaro, Giuseppe Traina e i nostri Franco Causarano e Giuseppe Pitrolo. La colonna sonora è di Giovanni Scucces. Verrà proiettato al nuovo Cinema Aurora di Modica lunedì 30 dicembre alle ore 21,00. Ingresso gratuito. L’omaggio di un giovane cineasta all’indimenticabile autore de “Il giardino e l’assenza”.

«Forse non ti hanno mai cantata, perché non sanno che esisti». Così si chiude Di là dall’ombra, il bellissimo libro di Belgiorno da cui il documentario prende in prestito il titolo molto borgesiano. L’epigrafe, in cui si allude al nostro «teatro di pietre», può al contempo riferirsi a intellettuali come Belgiorno, troppo presto sepolti in una buia coltre di oblio. Tentare di vivificarne la memoria, di questi tempi, è anche un tentativo di far riaffiorare un passato collettivo che ci riguarda da vicino, con la preziosa opportunità di leggere meglio un presente in cui ho la sensazione che la nostra città stia precipitando – anzitutto dal punto di vista culturale e urbanistico – in un irreversibile decadimento, con l’auspicio di recuperare la dimensione collettiva e facendo dell’ironia e dell’arte degli efficaci strumenti di “battaglia”.
Il più grande fraintendimento di cui Belgiorno è stato vittima ha riguardato il suo sconfinato amore verso Modica, manifestato anche sotto forma di articoli di denuncia civile verso la miopia di una certa politica modicana. Talvolta il campanilismo non ci permette di guardarci bene allo specchio; così, chi isolatamente mantiene una certa lucidità e ci mostra il vero volto delle cose che ci appartengono, viene ignorato o addirittura visto come un nemico della propria città. Per dirla con Belgiorno, «è probabile che fra odio e amore si sia fatta confusione». Spesso si vive nel luogo che si ama senza accorgersi che ci si è assuefatti al suo declino, alla sua rovina.

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