APPELLO PER IL DIRITTO E PER L’UMANITÀ A GAZA E NEI TERRITORI OCCUPATI
Noi non ci voltiamo. Israele fermi le stragi e torni sui suoi passi.
Con sgomento crescente il mondo prende atto dello sterminio del popolo Palestinese tutt’ora in corso a Gaza e delle violenze da tempo esercitate dai coloni israeliani nei territori della Cisgiordania. La mattanza della popolazione civile prosegue senza interruzioni, anche attraverso la riduzione alla fame, la privazione dell’assistenza medica, gli assalti a sangue freddo ai danni di donne, bambini, giovani e anziani in fila per ricevere quei pochi aiuti umanitari che passano dal filtro ostile dell’occupante. Non si può sottacere che tutto ciò consegue a decenni di una sistematica aggressione verso il popolo palestinese che oggi, con l’apertura degli archivi e il lavoro degli storici, è pienamente disvelata. Peraltro, nella Torah, i libri del vecchio testamento adottati da Israele al posto della Costituzione che non ha, si legge “Distruggi tutti i popoli che il Signore, Iddio tuo, mette in tua balìa, non si impietosisca il tuo occhio su di loro”.
Così come è finalmente disvelato l’uso di una narrazione sfrontatamente distorta, secondo la quale chiunque si opponga ai voleri dello stato di Israele è perciò stesso antisemita. Per quanto ciò non riporterà in vita i trucidati, né restituirà mai dignità a tutti coloro che hanno partecipato alle sopraffazioni e agli assassinii, occorre che il Diritto venga rispettato con l’esecuzione dei mandati di arresto emessi dalla Corte Penale Internazionale nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant, e che trovi applicazione il Parere della Corte Internazionale di Giustizia sull’obbligo di smantellare le colonie e ritirare le proprie truppe dai Territori Occupati. Occorre sorreggere con forza gli israeliani consapevoli degli orrori e coraggiosi nel denunciarli, i giovani che si sottraggono alla chiamata alle armi, i soldati di tutte le età che si rifiutano di partecipare agli eccidi, gli attivisti non violenti israeliani e palestinesi.
A 12 mesi dall’appello indirizzato dai 49 Colleghi al Rettore dell’Ateneo Catanese con il quale si chiedeva lo “stop ai rapporti con le Università israeliane”, altre indicibili atrocità sono state commesse ai danni di un intero popolo.
Si resta attoniti difronte al sistematico abbattimento delle strutture a servizio dell’istruzione, visto che nella Striscia oltre il 90% degli edifici scolastici e universitari sono stati distrutti, le scuole utilizzate dai civili come rifugio bombardate con tutto il loro contenuto umano. Sconcerto senza fine per le decine di Colleghi palestinesi freddati, per i giornalisti uccisi affinché non portino all’esterno le più brutali verità.
Di contenuti forti e importanti le risoluzioni degli Atenei di Bari, di Padova, di Pisa e poi anche di Messina e di Palermo, ma anche la denuncia vibrante e circostanziata della Comunità studentesca ennese, volte al cessate il fuoco, al ripristino dell’assistenza morale e materiale delle vittime, alle quali deve essere garantito anche il senso della legalità, della moralità e dell’umanità.
Fra le richieste, la sospensione sie die di ogni attività con le Università israeliane, poiché si mostrano in prima fila nello sviluppo di quella che è stata definita “economia del genocidio”, con le facoltà di Legge che tentano persino di sostenere l’illegittimità del Diritto internazionale.
Grandemente significativa l’esortazione a dare il massimo supporto agli studenti e ai colleghi israeliani e palestinesi che, desiderando sottrarsi alle inaudite violenze in corso e volendo fornire un contributo allo sviluppo di un futuro di concordia, debbono trovare un accesso facilitato agli Atenei italiani in qualsiasi forma possibile.
A tutto ciò occorre aggiungere la necessità di contrastare le decisioni del parlamento dello stato ebraico che deliberano l’annessione della Cisgiordania e negano in maniera finalmente aperta quello che abbiamo sempre saputo, ovvero la possibilità di uno stato Palestinese.
Durante lo sterminio nazista pochi sapevano. Oggi che tutti sappiamo della nuova carneficina, vogliamo essere fra quella umanità che non si voltò dall’altra parte e fece quanto in suo potere per contribuire alla pace.
Giampaolo Schillaci
Professore UNICT